(Italiano) Reddito ed Efficienza energetica per la riduzione di CO2

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Pubblicato da Nature Climate Change uno studio che aiuta a definire politiche climatiche migliori per il nostro pianeta e le generazioni future.

La questione relativa ai cambiamenti climatici si trova da qualche anno nella top ten delle issue più calde a livello internazionale. Se ne è parlata a Parigi nell’ottobre del 2015, in occasione della conferenza di Parigi sui cambiamenti climatici (la COP 21, o CMP 11); è stata oggetto di un trattato internazionale siglato a Kyoto nel 1997, ed ora è materiale edibile di un recente studio pubblicato da Nature Climate Change: “Sensitivity of projected long-term CO2 emissions across the Shared Socioeconomic Pathways”.

Secondo la nota rivista scientifica, nel lungo periodo le variazioni di emissioni globali di CO2 dipenderanno principalmente da cambiamenti di reddito ed efficienza energetica.

Lo studio è accreditato dalla co-partecipazione di numerose istituzione universitarie e private, fondazioni e associazioni, accomunate da un obiettivo : individuare le cause principali delle emissioni di Co2, quindi intervenire nel modo più adeguato alla presa di decisione in ambito climatico e ambiente.

L’evidenza principale dei risultati della ricerca di Shared Socioeconomic Pathways, o SSPs, è che nel lungo periodo sarà possibile osservare una correlazione positiva tra le emissioni di Co2 da una parte, e la crescita economica e l’intensità di energia dall’altra.

La ricerca  ha lo scopo di capire quali siano le cause della produzione di Co2 nel lungo periodo. Sappiamo molto bene come negli ultimi anni il cambiamento climatico e il surriscaldamento della terra siano state una drammatica conseguenze della produzione di anidride carbonica derivante dalla combustione di energia, e come questo fenomeno si stia aggravando anno dopo anno.
Nel lungo periodo, però,  non sarà più sufficiente focalizzarsi sulla produzione di energia quale unico settore d’intervento per la riduzione delle emissioni di Co2; come suggerito dalla ricerca, infatti, parte dell’attenzione dovrà essere spostata a efficienza energetica e crescita economica: il cambiamento climatico si ottiene intervenendo in modo significativo sulla crescita economica, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Questo intervento, tuttavia, dovrà fare seguito a una politica a favore dell’efficienza energetica.

Tra i firmatari della ricerca:
Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), Politecnico di Milano, Università Bocconi, National Technical University of Athens, International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA), PBL Netherlands Environmental Assessment Agency, Utrecht University, Centre International de Recherche sur l’Environnement et le Développement (CIRED), Ecole des Ponts e University College London.

Fonti:

Puoi leggere qui l’articolo condiviso da FEEM (Fondazione Eni Enrico Mattei);

Reddito ed efficienza energetica determinanti per le emissioni di CO2, di INFOBUILDING Energia, 25 Gen 2017

(Italiano) Dal Kyoto Club “105 Buone pratiche di efficienza energetica Made in Italy”

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Disponibile dal 12 gennaio la nuova pubblicazione firmata Kyoto Club: ” 105 Buone pratiche di efficienza energetica Made in Italy”, a cura del Gruppo di Lavoro “Efficienza Energetica”, edita da “Edizioni Ambiente, Collana “KyotoBooks”. La presentazione del libro è prevista per il prossimo giovedì 26 gennaio 2017 dalle ore 14.00 nel corso dell’omonimo convegno che si terrà presso Spazio Europa di Roma.

Concludiamo la settimana con una novità editoriale interamente dedicata al Made in Italy “105 Buone pratiche di efficienza energetica made in Italy”, un libro che non può assolutamente mancare nelle vostre librerie.

Si tratta di una raccolta di 105 esperienze reali legate all’efficientamento energetico, meritevoli di essere divulgate per qualità e innovazione, nonché per i sorprendenti risultati raggiunti. L’obiettivo dell’associazione no profit Kyoto Club e del Gruppo “Efficienza Energetica”, che ne ha curato i contenuti, è divulgare, far conoscere, sostenere e replicare questi casi di successo, orientando in modo “virtuoso” anche policy, norme e finanziamenti a livello nazionale.

Come riporta Gianni Silvestrini nell’introduzione al libro “i margini di intervento nel campo dell’efficienza energetica sono molteplici, mentre le potenzialità sono notevolmente ampie e diversificate”. Gli esempi raccolti in questo libro vanno dalla mobilità all’illuminazione, dall’edilizia ai processi industriali. Sono davvero numerosi i settori d’intervento legati all’efficientamento energetico; ne abbiamo più volte parlato anche noi in articoli precedenti, dal testo sulla certificazione energetica a quello sulle novità riservate dalla legge di bilancio 2017, o all’articolo della settimana scorsa, dedicato ad informare circa le modalità di ottenimento di un maggior comfort domestico e un maggior risparmio energetico mediante l’isolamento termico.

Le casistiche trattate nella raccolta in questione sono più di un centinaio e si possono ritrovare in qualsiasi contesto: dal settore terziario all’industriale; nella riqualificazione energetica degli edifici, siano essi residenziali o non residenziali; nei servizi e nella consulenza energetica; nella comunicazione, formazione o didattica; in ambito normativo, finanziario o economico e nella pubblica amministrazione.
Si tratta di operazioni di valore compreso tra 5.000 e più di 500.000 euro, con tempi di ritorno dell’investimento da meno di 18 mesi a più di 10 anni, replicabili dal punto di vista tecnico e della bancabilità.

I casi presentati sono esemplari di capacità realizzative e progettuali che stanno portando avanti il nostro paese. Come evidenzia Laura Bruni, Coordinatrice del Gruppo di Lavoro “Efficienza energetica” di Kyoto Club e direttore Affari Istituzionali Schneider Electric: “Per il settore dell’efficienza energetica in Italia si stima un volume d’affari medio annuo di circa 5.200 milioni di euro. Si tratta di una filiera di eccellenza, differenziante per il nostro Paese […] Diffondere esperienze concrete, innovative e replicabili di efficienza energetica significa incrementare concretamente uno sviluppo economico sostenibile e la competitività italiana”.

Una raccolta d’obbligo per chi, come noi, opera nel campo della riqualificazione energetica ed è un attivo sostenitore dell’ambiente.

Per chi potrà partecipare, ricordiamo che il 26 Gennaio alle ore 14, presso lo Spazio Europa (Via Quattro Novembre 149, Roma), si terrà il convegno di presentazione del libro “105 Buone pratiche di efficienza energetica Made in Italy”, organizzato da Kyoto Club. Qui il programma completo. 

(Italiano) ISOLAMENTO TERMICO per un miglior comfort e un maggior risparmio

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Un corretto isolamento termico permette di ottenere considerevoli vantaggi nel contenimento delle dispersioni d’energia e nel miglioramento del benessere domestico, sia d’estate che d’inverno.

Volendo considerare nello specifico i benefici dell’isolamento termico,  è necessario anzitutto riconoscere come la gran parte del patrimonio immobiliare italiano sia rappresentata da edifici di vecchia costruzione, risalenti di fatto pressappoco agli anni 50′-60′ del secolo scorso. Allora le varie tecniche oggi disponibili per la riqualificazione energetica e l’isolamento termico non erano conosciute e, di conseguenza, molte delle problematiche legate alla presenza di muffa, umidità, forte freddo invernale e intenso calore estivo sono rimaste tuttora argomento di notevole interesse.

Qualsiasi intervento di isolamento termico interessa sia edifici in costruzione, in quanto aiuta ad ottimizzare la tenuta termica dell’edificio, sia edifici già esistenti, in quanto funzionale ad un aumento della tenuta di edifici esistenti e la loro riqualificazione energetica. Gli interventi di isolamento termico possono altresì interessare la coibentazione di singole stanze o di intere abitazioni. Ovviamente alcuni interventi possono ritenersi più efficace per l’una o per l’altra condizione, ciò che rimane invariato è che per la totalità dei casi l’adozione di un corretto isolamento termico permette di vivere meglio e consumare meno energia. Per fare in modo che gli ambienti mantengano una temperatura costante, infatti, sussiste la necessità che le pareti abbiano una temperatura pressappoco simile a quella dell’aria interna, e tale fenomeno si ottiene solamente con un isolamento termico studiato ad-hoc.

La scelta dell’intervento migliore, infatti,  non può prescindere da una precedente valutazione tecnica dell’edificio da coibentare. Si valuteranno le soluzioni migliori in termini di priorità, con la possibilità di posticipare alcuni interventi meno indispensabili. Per esempio, con l’uso della termografia è possibile rilevare la presenza di ponti termici sulla facciata di un edificio già esistente, quindi  intervenire con celerità eliminando la causa del problema all’origine, con ingenti benefici nella coibentazione degli ambienti e nel portafogli.

I benefici dell’isolamento termico nella stagione invernale

Per migliorare il comfort abitativo nei mesi invernali, quindi proteggersi dal forte freddo che può manifestarsi all’interno della propria casa, è necessario ridurre al massimo le dispersioni di calore, ovvero la principale causa di raffreddamento degli ambienti ad incidere negativamente sui consumi di riscaldamento. Buona parte dell’energia utilizzata d’inverno per il riscaldamento delle stanze viene dispersa attraverso tetto, pavimento, coperture e finestre. L’isolamento termico permette allora di ridurre i consumi anche del 20-40%, in particolare in edifici di vecchia costruzione, con il conseguente vantaggio di ottenere un notevole risparmio nei costi di riscaldamento.

Gli interventi da tenere in considerazione per migliorare il comfort abitativo invernale riguardano principalmente il tetto, i muri e i solai.

Il tetto, tuttavia,  è di fatto una delle principali fonti di dispersione dell’energia, sebbene le modalità di isolamento varino al variare della disposizione degli ambienti interni. Se si desidera isolare un tetto provvisto di sottotetto abitabile, per esempio,  allora sarà più indicato intervenire direttamente applicando una serie di pannelli isolanti direttamente sulle falde. Al contrario, qualora il sottotetto non fosse praticabile, diventa  più indicato isolare direttamente il solaio che separa il sottotetto dall’abitazione.

Per maggiori informazioni, è possibile visitare le varie sezioni del nostro sito o richiedere il catalogo Styrodur compilando il form online.

 

(Italiano) LEGGE DI BILANCIO 2017 PRO EFFICIENTAMENTO ENERGETICO

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Approvata anche dal senato la Legge di Bilancio 2017 che conferma la proroga dell’ECOBONUS 65% e delle detrazioni 50% per gli interventi sulle singole unità immobiliari, il SISMABONUS e gli interventi maggiorati previsti per i condomìni.

Ottime notizie da Palazzo Madama per l’approvazione della Legge di Bilancio 2017, la cosiddetta Manovra, o legge di stabilità, che conferma anche per il 2017 le disposizioni in materia di ecobonus, sismabonus e bonus ristrutturazioni, con detrazioni maggiorate per i condomini. Vediamo quali sono le principali disposizioni espresse a favore dell’efficientamento energetico degli immobili.

ECOBONUS 65%

Confermato per un altro anno, fino al 31 dicembre 2017, l’ecobonus del 65% sugli interventi di efficientamento energetico delle singole unità abitative. Gli incentivi saranno validi per le spese sostenute dal 1°Gennaio 2017 al 31 Dicembre 2021.
Per i condomini, gli interventi di efficientamento energetico potranno usufruire di bonus graduati in base alla tipologia di lavoro e ai risultati raggiunti. La detrazione di partenza rimane del 65% come per le singole unità abitative, ma potrà salire al 70% qualora l’intervento dovesse coinvolgere almeno il 25% dell’immobile, come in caso di cappotto termico, e arrivare addirittura al 75% se l’intervento porta al miglioramento della prestazione energetica sia invernale che estiva.
Le detrazioni saranno calcolate su un ammontare delle spese sostenute per un massimo di 40mila euro, moltiplicato per il numero di unità immobiliari che compongono l’edificio. Novità è la tempistica di rimorso che averrà in cinque anni anziché in dieci.
Salta invece la proposta di estendere la detrazione del 65% alle spese per le certificazioni sismiche e statiche eseguite su prime e seconde case e sugli immobili produttivi ubicati nelle zone sismiche 1, 2 e 3. Tuttavia sono previste delle agevolazioni per quanto riguarda l’adeguamento e il miglioramento antisismico.

DETRAZIONE DEL 50% SULLE RISTRUTTURAZIONI

Prorogato fino al 31 Dicembre 2017 il bonus del 50% su interventi di ristrutturazione eseguiti sulle singole unità immobiliari e sulle parti comuni dei condomìni. La detrazione non sarà però estesa agli interventi di sistemazione a verde delle aree scoperte pertinenziali.

Sempre a favore dell’efficientamento energetico degli immobili, la detrazione del 50% è prevista anche per il BONUS MOBILI, ovvero per l’acquisto di mobili ed elettrodomenstici efficienti abbinato ad un intervento di ristrutturazione, sempre con scadenza al 31 Dicembre 2017.

SISMABONUS

Per quanto riguarda il SISMABONUS, la Legge di Bilancio 2017 introduce una detrazione fiscale del 50% per gli interventi di messa in sicurezza antisismica realizzati a partire dal 1 Gennaio 2017 fino al 31 Dicembre 2021, per un massimo incentivabile di 96mila euro, rimborsabili nell’arco di 5 anni. Rilevante è la crescita dell’incentivo in base ai risultati raggiunti, potendo arrivare al 70% o all’80% in caso di miglioramento di uno o due classi di rischio. Per i condomìni si parte sempre dal 50% di detrazione fino a raggiungere il 75-85% per miglioramenti di una o due classi di rischio riguardanti però l’intero edificio. Il tetto di spesa incentivabile rimane di 96mila euro, che vanno però moltiplicati per numero di unità abitative presenti nell’edificio

Potete leggere il testo completo della legge di bilancio qui.

Isolamento di ponti termici e riqualificazione energetica

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Abbiamo già parlato della classificazione energetica nel precedente articolo “la certificazione energetica: cos’è e come ottenerla“, ma come possiamo intervenire per migliorare la prestazione energetica di un immobile?

Per rispondere a tale quesito consideriamo che la riqualificazione energetica viene attuata attraverso una serie di interventi su un edificio già esistente allo scopo di migliorarne la classe energetica di appartenenza. Essa si ottiene generalmente attraverso:

  • L’isolamento termico
  • L’ottimizzazione degli impianti di riscaldamento
  • La produzione di energia rinnovabile

In questo articolo ci soffermiamo sul primo degli interventi elencati, l’isolamento termico e, in particolare, su di uno specifico campo di applicazione: i ponti termici.

Che cos’è un ponte termico?

L’isolamento termico sta crescendo notevolmente cosicché, di conseguenza, i singoli ponti termici acquisiscono un ruolo sempre più importante nella definizione energetica di un edificio, quindi nella sua riqualificazione.Molti di voi ben sapranno quali sono le tipologie d’isolamento termico richieste generalmente, e sapranno anche che l’attenzione alla coibentazione degli spazi è così elevata da correlarsi all’aumentare delle aree isolate, quindi alla crescita di importanza delle zone non visibili in cui avviene la dispersione di calore.

I ponti termici sono porzioni di elementi strutturali della costruzione attraverso le quali avviene un’elevata dispersione di calore. Essi possono essere definiti da elementi in calcestruzzo delle murature e solette passanti, architravi di porte e finestre, tiranti di ancoraggio, pilastri di rinforzo, sporgenze o zoccoli di scantinati. Per questo motivo possiamo suddividerli in ponti termici costruttivi e ponti termici prodotti dai materiali.

Esiste tuttavia una terza tipologia di ponti termici: i ponti termici geometrici.

I ponti termici si possono infatti avere nella zona di collegamento con gli elementi strutturali, così come in certe strutture in cui, a causa della conformazione geometrica, la superficie esterna che rilascia calore risulta molto più grande della superficie interna che assorbe il calore.

Tuttavia, nella pratica edile, molto spesso ponti termici geometrici, costruttivi e prodotti dai materiali si sovrappongono, aumentando in tal modo il rischio di danni e problemi.

Quali sono le azioni negative dei ponti termici?

  • Aumento del fabbisogno energetico per il riscaldamento dell’edificio;
  • Una maggiore dispersione di calore nella zona dei ponti termici sulle superfici perimetrali, che è causa di un abbassamento delle temperature superficiali, quindi della formazione di condense e muffe, con rischio di danni strutturali e minacce alla salute degli abitanti;

Come si calcolano i ponti termici?

Ne abbiamo già parlato in questo articolo , ma i ponti termici non sono visibili sulla facciata di un edificio se non per mezzo della termografia.

Per calcolare il contributo dei ponti termici all’interno del calcolo più generale delle prestazioni energetiche di un edificio, esistono alcuni specifici software, come IRIS, il software per il calcolo di ponti termici su elementi finiti sviluppato da Tep S.r.l. e distribuito da ANIT, l’Associazione Nazionale per l’Isolamento Termico e acustico.

Il software di calcolo Iris, sviluppato in conformità alla norma UNI EN ISO 10211, combina potenza di calcolo e velocità di calcolo e restituisce i seguenti risultati:

      Distribuzione di temperatura

      Flusso termico e umidità del nodo

      Valori dei coefficienti lineici  

      Analisi del rischio muffa sui punti deboli del ponte termico

Il software è disponibile sul sito ufficiale dell’ANIT.

L’individuazione di ponti termici e la loro corretta soluzione permette di aumentare le prestazioni energetiche di un edificio, quindi arrestare le dispersioni di calore, così come di aumentare il comfort termico locale, a beneficio dell’edificio e degli abitanti.

LA CERTIFICAZIONE ENERGETICA: cos’è e come ottenerla

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La certificazione energetica è un documento ufficiale obbligatorio valido 10 anni che determina il consumo energetico annuo di un edificio, attraverso una scala di classi che vanno dalla A4 (in caso di edifici nuovi e a bassissimo consumo energetico) alla G (in caso di edifici di vecchia costruzione e ad alto consumo).

In Italia il concetto di certificazione energetica è stato introdotto a partire dal dicembre 2002, quando venne presentata la Direttiva Europea 2002/91/CE, in risposta alla quale l’Italia attuò nel 2005 il D.Lgs 192/05 (successivamente corretto ed integrato dal D.Lgs 311/2006). I due decreti, pubblicati nel 2009, imponevano la certificazione energetica per gli edifici – esistenti e di nuova costruzione.

Infine, il DL 63/2013 (convertito poi nella Legge 90 del 3 agosto 2013) ha ulteriormente modificato i contenuti del D.Lgs 192/2005 decretando il passaggio dall’ACE (Attestato di Certificazione Energetica) all’attuale APE (Attestato di Prestazione Energetica).

La certificazione energetica è un documento importante non solo perché fornisce un’analisi dettagliata dei consumi energetici di un edificio (conoscere l’efficienza energetica è un aspetto importante per chi si appresta ad acquistare o affittare una casa), ma perché fornisce anche una serie di indicazioni importanti per ottenere un miglioramento delle prestazioni energetiche dell’unità immobiliare certificata.

Per questo la certificazione energetica non deve essere vista soltanto come un obbligo di legge da assolvere per non incorrere in pesanti sanzioni ma come un’opportunità per tutti i soggetti coinvolti, volta a promuovere il miglioramento del rendimento energetico degli edifici, a tutelare l’ambiente e ad incentivare il risparmio delle risorse naturali.

La certificazione energetica è divenuta obbligatoria a partire dal luglio 2009 per le compravendite e dal luglio 2010 per le locazioni, secondo quanto stabilito dalla Legge 192/05. Inoltre, dal gennaio 2012 è divenuto obbligatorio inserire negli annunci immobiliari l’indice di prestazione energetica (espresso in Kwh/mq anno).

La certificazione energetica deve essere rilasciata da personale qualificato regolarmente accreditato alla redazione dell’APE. E’ possibile affidarsi, per un servizio veloce e sicuro ad agenzie online accreditate come certificazioneenergeticafacile.it

La figura del certificatore energetico

Il certificatore energetico è solitamente un tecnico professionista abilitato alla progettazione di edifici e impianti (architetto, ingegnere, geometra) che avrà il compito di svolgere l’analisi energetica dell’edificio, basandosi sulle caratteristiche architettoniche, la zona climatica, il tipo di muratura e infissi, l’impianto di riscaldamento e di raffrescamento e la presenza di eventuali sistemi di produzione di energia rinnovabile. Una volta compilato il documento il certificatore rilascerà la classe energetica che sintetizza le caratteristiche e i consumi dell’immobile. L’APE viene infine firmato e timbrato dal soggetto certificatore, che potrà sostituire la copia cartacea con la firma digitale. Attualmente infatti quasi tutte le Regioni italiane ricevono ormai gli APE nel loro catasto energetico, riconoscendo quindi piena validità alla firma digitale. E’ importante ricordare che l’APE va conservato insieme al libretto della caldaia e va consegnato al nuovo proprietario/locatario.

Differentemente da altri servizi professionali la certificazione energetica non è soggetta a tariffazione minima, tuttavia il costo è variabile e cambia a seconda della città, del tipo di unità immobiliare e delle sue caratteristiche.

ISOLAMENTO DI IMPIANTI BIOGAS

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Cosa è il biogas e come funzionano gli impianti

Il biogas è una fonte alternativa dedicata alla produzione di energia rinnovabile non fossile, risultante dallo sfruttamento di residui prodotti da qualsiasi tipologia di allevamento, (sotto forma di liquame, letame ed avanzi di cibo per bestiame), dalla produzione di alimenti (dagli avanzi di frutta e verdura a quelli di latte, pesce e carni, ecc.) e dalle acque di scolo provenienti da depuratori industriali o civili.

Il biogas è prodotto dalla fermentazione anaeroba di sostanze organiche collocate in un fermentatore a tenuta stagna. Si crea così una miscela di gas a rapporto variabile costituita per più della metà da metano ( CH4), in gran parte da CO2 e il restante da altri gas, come elencato qui di seguito:

  • Dai 50 ai 80 Vol.-% Metano
  • Dai 20 ai 50 Vol.-% CO2
  • Dai 0,01 ai 0,4 Vol.-% Idrogeno solforato
  • Tracce di: ammoniaca idrogeno azoto monossido di carbonio

La caratteristica principale del biogas è che possiede un potere calorifico molto elevato, trasformabile in energia o calore. La trasformazione avviene per mezzo di un generatore in una centrale termoelettrica a blocco. Dal processo di fermentazione si ricava una sostanza residuale, il digestato, una sostanza liquida, totalmente priva di odore, dalle elevate proprietà agronomiche e dalle qualità migliorate rispetto alla materia nello stato iniziale.

 Il processo di produzione di energia e calore è totalmente innocuo ed ecologico. Il livello di CO2 prodotto durante il processo è pari a quello assorbito dalle piante nel processo di fotosintesi, per cui non inquina ed è in assoluto compatibile con la salute dell’uomo ed il rispetto dell’ambiente. Il biogas è una fonte di energia rinnovabile non fossile in grado non solo di garantire autonomia energetica, bensì una riduzione graduale dell’inquinamento dell’aria e, di conseguenza, dell’effetto serra.

L’importanza dell’isolamento negli impianti a biogas

Quando si produce biogas da liquame, le temperature di lavorazione sono superiori a quelle ambientali. Durante il processo di fermentazione stesso, si produce calore.
Considerata la quantità di biogas prodotta da un impianto, è quindi necessario mantenere una temperatura ottimale per tutto il processo di produzione. Per questo motivo è indispensabile applicare pannelli isolanti sulle pareti, sul fondo e sul soffitto, in modo da ridurre le perdite di calore all’interno dei contenitori in cui avviene la fermentazione.

Esistono diverse tipologie costruttive di impianto biogas, generalmente possono essere costruiti in orizzontale o in verticale, totalmente fuori terra, oppure totalmente o parzialmente interrati. Nel penultimo caso si avrà una struttura che è anche carrabile. La tipologia di impianto più comune è quella a forma cilindrica su asse verticale con una copertura in plastica.

 I fermentatori dovrebbero essere isolati preferibilmente dall’esterno, per coprire l’intera superficie del fabbricato (pareti, fondazioni, coperture, ecc..). A seconda delle scelte costruttive ed eventualmente della profondità della parte interrata, ci troviamo di fronte a strutture diverse e, conseguentemente, si rendono necessarie differenti caratteristiche termiche e meccaniche del materiale termoisolante.
I fermentatori costruiti interamente fuori terra devono essere sia isolati dalle dispersioni termiche verso il terreno, sia protetti contro eventuali dissesti dovuti ai cicli di gelo-disgelo del terreno stesso.
Ad un fermentatore interrato, totalmente o parzialmente, va invece applicato un isolamento “a cappotto”, così come accade per i piani interrati di strutture civili riscaldate. Per soddisfare i requisiti di resistenza l’isolante deve possedere determinate qualità:

  • alta resistenza a compressione
  • basso assorbimento d’acqua (sia per diffusione che per immersione)
  • stabilità al contatto con acido umico
  • stabilità al contatto con i gas emessi durante la fermentazione del liquame

per cui è necessario un isolante termico adeguato.


L’espanso rigido in polistirene espanso estruso (XPS) Styrodur soddisfa questi requisiti offrendo anche uno straordinario rapporto qualità- prezzo. Inoltre, il pannello isolante Styrodur possiede un’elevata resistenza verso tutti i tipi di gas che compongono, in misura variabile, la miscela di biogas.

Per maggiori informazioni sull’isolamento degli impianti biogas, richiedi una copia del nostro catalogo Styrodur qui.

Un esempio interessante di cogenerazione di energia da impianto biogas riguarda un’azienda casearia italiana di medie dimensioni che ha saputo sfruttare gli scarti del siero per produrre una quantità di energia elettrica tale da poter essere venduta in rete. Puoi leggere l’articolo qui.

Più spazio e meno umidità con l’isolamento perimetrale

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L’isolamento perimetrale identifica l’isolamento termico di qualsiasi superficie costruttiva esterna a contatto col terreno, come le pareti e i pavimenti di uno scantinato, di una cantina, di un seminterrato o un interrato.

Un edificio dotato di un buon isolamento termico dovrebbe essere interamente ricoperto da uno strato di isolante, applicato non soltanto su tetto e pareti, ma altresì sulle fondamenta della struttura abitativa, la parte maggiormente esposta al contatto diretto con il terreno. Così come accade nelle case passive, che riescono a mantenere una buona temperatura grazie al totale isolamento, così qualsiasi altro edificio trarrebbe vantaggio da un isolamento perimetrale.

Attenzione però. Per l’isolamento perimetrale controterra sono richiesti materiali isolanti dai requisiti piuttosto severi. Solo un isolante resistente e di lunga durata può essere utilizzato nella specifica applicazione, in particolare perché una volta posato l’isolante e terminato l’edificio, eventuali interventi di modifica risulteranno particolarmente costosi, dal punto di vista del lavoro, del tempo e del denaro richiesti.

Il materiale isolante dell’isolamento perimetrale è continuamente esposto a sollecitazioni di vario grado e natura, causate dall’acqua proveniente dalle precipitazioni, dalla pressione terrestre e dal carico della circolazione stradale. Per questo motivo è fondamentale scegliere un prodotto isolante in possesso di requisiti elevati:

  • Elevata resistenza alla compressione
  • Insensibilità all’umidità
  • Scarsa conducibilità termica
  • Imputrescibilità
  • Buona e solida capacità di isolamento termico

STYRODUR® possiede tutte le caratteristiche summenzionate, per questo motivo si presta ad essere un isolante perfetto per l’isolamento perimetrale.

Fig. 1: Realizzazione di isolamento perimetrale a due strati di Styrodur fino a riempimento dello scavo di fondazione.

L’isolamento perimetrale permette quindi una riduzione della dispersione termica anche nei piani inferiori degli edifici (scantinati, seminterrato, cantine) e contribuisce alla riduzione di infiltrazioni d’acqua e al contenimento dell’umidità di risalita, cooperando, inoltre, nella creazione di un clima più salubre nella parte di edificio più esposta al terreno.

Fig. 2: Esempio di scantinato ad uso abitativo.

Fig. 3: Seminterrato ad uso abitativo o professionale.

Sempre più frequentemente scantinati e seminterrati sono realizzati secondo modalità che ne prevedono l’utilizzo scopo abitativo, o per uso professionale. L’isolamento perimetrale assicura in questo senso numerosi vantaggi:

  •         Miglioramento del clima dello scantinato/seminterrato;
  •         Assenza di condensa sul lato interno delle pareti e del pavimento della cantina;
  •         Recupero spazio interno;
  •         Aumento definitivo del valore dell’immobile;
  •         Risparmio sui costi relativi al consumo energetico, grazie all’isolamento termico;
  •         Realizzazione dell’isolamento senza ponti termici;
  •         Protezione dell’impermeabilizzazione.

Come potete osservare sono molti i benefici derivanti da un isolamento perimetrale controterra di pareti, pavimenti, sotto plinti di fondazione e falde. Tuttavia la scelta dell’isolante richiede una serie di valutazioni imprescindibili dal risultato finale ottimale. Per evitare danni causati dall’umidità, quindi evitarsi lavori futuri per il risanamento nei piani inferiori, l’isolamento dev’essere fatto con particolare cura, scegliendo i materiali più efficaci.
Styrodur®  è una valida soluzione per l’isolamento perimetrale, sia in zone con acqua in pressione e acqua d’infiltrazione stagnante (nella falda freatica), sia in caso d’umidità del pavimento e acqua di infiltrazione non stagnante (sopra la falda freatica) e assicura un isolamento affidabile e di lunga durata.

Per avere maggiori informazioni sull’isolamento perimetrale con Styrodur potete richiedere la nostra brochure.

 Se desiderate conoscere i modelli d’isolante Styrodur più indicati in questa soluzione applicativa, cliccate qui.

Qualche informazione sulla possibili detrazioni per un intervento di questo tipo, invece, sono disponibili qui.

Come rilevare ponti termici con la termografia

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Per assolvere alla necessità di ridurre il livello di CO2 e rispondere correttamente alle esigenze evidenziate nel protocollo di kyoto, come stabiliscono le disposizioni nazionali e comunitarie, occorre intensificare il rendimento energetico delle strutture, abitative e non, quindi promuovere un intervento mirato a una riqualificazione del settore edilizio.

In questo articolo prenderemo in esame una moderna tecnica d’analisi finalizzata a rilevare dispersioni di calore e ponti termici dovuti a deficienze di coibentazione: la termografia IR.

Che cos’è la termografia?

Essendo del settore molti di voi sapranno sicuramente che cosa sia la termografia, vale comunque sempre la pena ricordarlo. La termografia è identificata dalla norma UNI EN 473 / ISO 9712 come prova non distruttiva “P.N.D”, o controllo non distruttivo “C.N.D”, in quanto tecnica d’analisi che permette di vedere”attraverso” gli edifici, quindi rilevarne modalità costruttive e risposte termiche in caso di discontinuità del materiale, senza apportarne modifiche o alterazioni. La termografia permette di visualizzare in un‘immagine bidimensionale la misura dell’irraggiamento, catturando le radiazioni nel campo dell’infrarosso dello spettro elettromagnetico, quindi riportando le misure correlate con l’emissione delle radiazioni.

Attraverso termocamere poco più grandi di un comune telefono cellulare possiamo oggi ricavare dei termogrammi di elevata qualità, un’immagine bidimensionale costituita da punti di misura (pixel) di una densità tale da restituirci un’immagine uniforme, priva di soluzione di continuità. Attraverso il termogramma possiamo vedere e analizzare come si distribuisce la temperatura in un edificio.

Per quanto riguarda l’isolamento, la termografia ci permette di rilevare, da un punto di vista termico, i punti deboli di un edificio. Vediamo di seguito un esempio riferito alla rilevazione di ponti termici.

La termografia nell’isolamento di ponti termici

Normalmente i ponti termici non sono visibili su una facciata se non attraverso la termografia, che ci segnala quali siano i punti di debolezza di un edificio dal punto di vista termico. Prendiamo le immagini 1.1 e 1.2.  Dal termogramma è possibile vedere come, nello specifico caso, i punti deboli siano quelli contrassegnati in rosso, ovvero l’ossatura in calcestruzzo non isolata e le porte di ingresso non isolate. Uno dei vantaggi della termografia è per l’appunto quello di essere funzionale ad osservare in modo non invasivo anche strutture costituite da conglomerato cementizio armato, come solai, travi e pilastri.

Fig. 1.1 Ripresa fotografica di un edificio per uffici

1.2 Termogramma di un edificio per uffici

Secondo la DIN 4108 “isolamento termico e risparmio energetico degli edifici, parte 2, requisiti minimi per l’isolamento termico”, i diversi elementi strutturali esterni degli edifici devono possedere un valore minimo di resistenza termica. Nel caso questo valore non fosse raggiunto, la resistenza termica degli elementi strutturali in calcestruzzo può essere adattata a quella della muratura isolata termicamente.
Come avviene il procedimento? Posizionando esternamente lastre con superficie goffrata, definita anche ad effetto wafer, ovvero senza pelle di estrusione, come il pannello termoisolante Styrodur 2800 C.

Attraverso questa tipologia di pannello termoisolante è possibile raggiungere risultati profittevoli:

⦁ si evitano inutili dispersioni di calore nella zona degli elementi in calcestruzzo;
⦁ aumenta la temperatura superficiale interna;
⦁ Si ostacola la formazione di condensa e muffe.

Un esempio di esecuzione nell’isolamento di ponti termici

Come posizionare l’isolante?
Per ponti termici di grandi dimensioni, ovvero con superficie da isolare maggiore di 5 m2 , le lastre isolanti devono essere posizionate a giunti sfalsati, evitando quelli incrociati.

Per ponti termici di piccole dimensioni, come nel nostro caso per il supporto del solaio, le lastre isolanti devono essere posizionate sul perimetro del solaio.
Nell’isolamento di ponti termici di piccole dimensioni spesso si realizza il tipo di esecuzione illustrato in figura 1.3. La temperatura superficiale interna della parete aumenta da 10 °C a 14,9 °C grazie all’isolamento dei ponti termici nella zona dello spigolo.

Fig. 1.3 Supporto del solaio con indicazione della temperatura superficiale interna senza e con isolamento dei ponti termici con Styrodur 2800C, spessore 5 cm

Tuttavia, come osservabile in figura 1.4, sui fianchi del supporto del solaio in calcestruzzo persiste una dispersione di calore, evidenziata dal colore più chiaro sopra e sotto il solaio.
Il problema viene risolto integrando l’isolamento sotto la soletta passante, come riportato nella figura 1.5. In questo modo si ottiene un isolamento termico ottimale.

Fig. 1.4 Termogramma del ponte termico nella zona di appoggio del solaio.

Fig. 1.5 Isolamento ottimale dei ponti termici nella zona di appoggio del solaio.

Come avete potuto osservare, la termografia diventa una pratica indispensabile per una corretta diagnosi energetica su nuovi edifici e permette di intervenire con efficacia su quelli esistenti.

Vi abbiamo incuriosito? Accedendo al nostro sito, scoprirete i vantaggi associati ai pannelli styrodur 2800C per l’isolamento di ponti termici.

Per ulteriori informazioni sulla termografia e sulla sua pratica in Italia visitate il sito di riferimento italiano.

Il tetto verde: vantaggi e caratteristiche

Styrodur

Il giardino è specchio della società e del rapporto con la natura; ed è insieme uno spazio mitico, dove con più fantasia e libertà è possibile la collaborazione tra artista e architetto.
Arnaldo Pomodoro

Il tetto verde, o tetto giardino, è una struttura complessa, una copertura identificabile per la presenza di una ricca vegetazione, arborea o floreale, a seconda della complessità progettuale.
I giardini pensili non sono certo una novità del nostro tempo: la stessa parola “pensile” ha origini dal latino  pensilem, ovvero “che sta sospeso”. Dalla Scandinavia agli antichi romani, dai giardini pensili di Babilonia a quelli di Semiramide, la storia è ricca di esempi di giardini sospesi e coperture verdi ad uso termoisolante e termoregolatore.
I tetti verdi mantengono oggi le stesse caratteristiche tecniche e concettuali del passato. A cambiare è la tipologia di struttura scelta per la loro realizzazione. Complice l’urbanizzazione sregolata, l’uomo si è visto derubato degli spazi verdi a sua disposizione, trovando nel tetto giardino una risposta adeguata alle sue necessità.

Quante tipologie di tetto verde?

A seconda della complessità, il tetto verde si suddivide in tre tipologie strutturali:

1- Tetto verde estensivo. Simili a un manto d’erba naturale, il tetto verde estensivo richiede una minima manutenzione, trovando nutrimento in modo del tutto autonomo. Le radici non richiedono troppo spazio cosicché lo spessore di copertura rimane entro i 10-13 cm.
2- tetto verde semi-estensivo. In questa tipologia di copertura il manto verde si riempie di veri e propri arbusti e assume uno spessore tra 15 e 30 cm.
3- Tetto verde intensivo. Dei veri e propri giardini attraversati da sentieri pedonali, elementi ornamentali e spazi dedicati alla persona (tavoli, panche).

La progettazione di un tetto verde, come si può ben vedere, richiede valutazioni ben precise a seconda della tipologia di copertura desiderata. Nelle immagini sottostanti è possibile osservare quali siano gli elementi necessari alla realizzazione di un tetto verde rovescio di tipo estensivo e di tipo intensivo.

Quali sono i vantaggi?

I vantaggi di un tetto verde sono davvero numerosi. Oltre a possedere un perfetto effetto d’isolamento, contribuendo a mantenere gli ambienti abitativi freschi d’estate e caldi d’inverno, le qualità dei tetti giardino incidono notevolmente in molti altri aspetti della nostra vita, dalla qualità dell’aria al nostro benessere psico-fisico, dal miglioramento estetico del paesaggio alla maggiore efficienza energetica. Eccone alcuni:

Vantaggi Ambientali

Miglioramento della qualità dell’aria e mitigazione microclimatica. I tetti verdi contribuiscono a combattere l’effetto di isola di calore che si crea nelle città e ad assorbire CO2 presente nell’atmosfera. Inoltre le piante catturano le polveri e le sostanze nocive trasportate dal vento. Così l’aria è più pulita e rinfrescata mentre si riduce la percezione di aria asciutta e polverosa tipica dei grandi centri urbani.

Riduzione dell’inquinamento acustico. Una vera barriera naturale contro l’inquinamento sonoro. Il livello di riduzione dell’inquinamento è direttamente proporzionale alla quantità e qualità della vegetazione.

Assorbimento dell’elettrosmog, ovvero delle onde elettromagnetiche emesse da reti cellulare e dalle ricetrasmittenti.

Creazione di ulteriori spazi per gli orti urbani;

Creazione di nuovi habitat per piante e animali.

Vantaggi funzionali:

Protezione meccanica della copertura

Protezione dello strato della copertura dagli sbalzi termici di gelo e disgelo e mantenimento di una perfetta traspirazione degli strati;

Protezione del solaio, della guaina impermeabilizzante e dell’isolante, riducendone gli interventi di sostituzione.

Vantaggi Economici:

Una copertura con giardino pensile può richiedere un investimento iniziale, tuttavia le spese di progettazione e manutenzione si ammortizzano nel tempo. Inoltre esistono delle agevolazioni per la riqualifica energetica degli immobili destinati anche alla realizzazione di tetti verdi. Tra questi ricordiamo l’ecobonus 65%, con scadenza a fine anno, e la legge 14 gennaio 2013, n. 10 “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”.

I vantaggi economici di una tale soluzione possono essere ricondotto a:

Contenimento dei costi energetici per il riscaldamento d’inverno e il condizionamento d’estate, con conseguente riduzione delle spese in bolletta;

Risparmio nei costi di risanamento.

Riduzione del deflusso idrico. Un tetto verde può assorbire fino al 90% dell’acqua piovana che altrimenti finirebbe in sistemi di smaltimento, riducendo la portata d’acqua nelle fognature.

Massimizzazione dell’efficienza energetica. I tetti verdi, infatti, sono compatibili con l’installazione di impienti fotovoltaici, permettendo in tal modo un raddoppiamento del risparmio energetico.

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