(Italiano) Le città del futuro saranno delle foreste?

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L’inquinamento, i cambiamenti climatici, le piogge improvvise e i lunghi periodi di siccità stanno peggiorando la qualità della vita dell’uomo in tutto il pianeta. Molto si sta facendo, e sicuramente ancora molto si deve fare. Ci sono tante soluzioni, alcune sono troppo fantasiose, altre hanno bisogno di tempo per poter essere messe in pratica. Ma la buona notizia è che da qualche anno ci sono soluzioni innovative che prendono vita, pensiamo al gigantesco parco energetico a forma di Panda di cui abbiamo parlato la settimana scorsa. Quest’ultima non è l’unica novità su questo fronte. Sempre in Cina stanno partendo i lavori per una città che non solo abbassa il livello d’inquinamento, ma lo combatte.

Uomo e ambiente possono convivere?

Una soluzione innovativa che mira a ripristinare l’equilibrio tra uomo e ambiente sarà realizzata entro il 2020 a Liuzhou in Cina da Stefano Boeri ArchitettiVerrà costruita una città in perfetta simbiosi con l’ambiente, tanto che qualcuno la definisce la prima città foresta del mondo. L’idea, seppur semplice, prevede di di ricoprire tutte le strutture da piante e alberi. Riducendo la superficie di calcestruzzo a vantaggio del verde si riuscirebbe secondo i progettisti ad assorbire 10.000 tonnellate di CO2 e 57 tonnellate di polveri sottili generando 900 tonnellate di ossigeno.

Liuzhou Forest City la città verde

La città verde che prenderà il nome di Liuzhou Forest City sarà realizzata in un’area di circa 175 ettari lungo il fiume Liujiang e ospiterà circa 30.000 abitanti. Il resto sarà esattamente come una città a cui siamo abituati, saranno realizzati uffici, spazi commerciali, abitazioni, due scuole e un ospedale, e collegata al più vicino centro abitato, Liuzhou, da una linea ferroviaria veloce.

Forest City, la Città Foresta, avrà un “vestito” fatto da 40.000 alberi, 1 milione di piante appartenenti a 100 specie diverse. Parchi e i giardini rivestiranno le facciate degli edifici, assicurando alla città un’ottima qualità dell’aria. Ma non solo, la presenza del verde permetterà di abbassare la temperatura media, e con una diminuzione sensibile dell’inquinamento acustico, infatti, le piante creeranno una barriera al rumore, la qualità della vita prevista è altissima. Gli abitanti di Forest City dovranno abituarsi alla biodiversità delle specie viventi, uccelli, insetti e i piccoli animali, che circonderanno la città.

La filosofia dietro questo disegno architettonico è incalcolabile, mira a trovare l’equilibrio tra uomo e ambiente. Che non sia troppo tardi per avere un mondo migliore?

(Italiano) L’IMPIANTO SOLARE PIÙ GRANDE AL MONDO AVRÀ LA FORMA DI UN PANDA

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Non basta più costruire impianti che siano efficienti dal punto di vista energetico, pannelli solari e altre innovazioni simili. Ciò che sta diventato di vitale importanza è la sensibilizzazione verso i temi ambientali e verso le tecnologie che possono rendere il mondo un posto vivibile anche per le future generazioni. La Cina sta per avviare una grandissima iniziativa, che fa notizia non solo perché è in costruzione l’impianto solare più grande del mondo, ma il fatto sorprendente è che avrà una forma di Panda.

Il Panda come ispirazione Green


La Cina ama l’adorabile orso bianco e nero, il ben noto “panda gigante“, tanto da usarlo come ispirazione per un impianto solare. Il quale si pone l’obiettivo, non quello diretto di produrre una grande quantità di energia solare, ma di sensibilizzare le future generazioni a una maggiore attenzione verso l’ambiente. Si spera che giovani possano interessarsi con maggior piacere alle applicazioni delle energie alternative attraverso l’uso dell’immagine del noto animale. L’iniziativa, per aumentare il coinvolgimento, prevede di fare dei centri estivi per ragazzi presso le centrali elettriche a forma di panda. Centri estivi che educheranno alla comprensione profonda delle energie verdi.
Ci sono anche piani per portare le centrali elettriche a forma di panda alle Figi e alle Filippine, con l’obiettivo di costruirne 100 in tutto il mondo nei prossimi cinque anni.

Un grande investimento per l’ambiente

L’impianto che prenderà vita a breve, sarà dislocato nella provincia dello Shanxi, nella parte settentrionale della Cina, l’impianto circonda un’area di 247 ettari. La sua capacità produttiva è di cinquanta megawatt, che sarà aumentato grazie ad altri due impianti, che avranno stessa forma e capacità. In venticinque anni fornirà 3,2 miliardi di kWh di energia green, con un risparmio di 1,056 milioni di tonnellate di carbone, e di 2,7 milioni di tonnellate le emissioni di biossido di carbonio. Le celle solari saranno nere (silicio) e bianche (film sottile) per permettere alla forma del Panda di prendere vita dall’alto.

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La manovra 96/2017 del Dl 50/2017 che ha come argomento le “disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo” detta delle disposizioni che vanno a intaccare il quadro normativo del settore immobiliare.

Maggiore semplicità per le detrazioni nei condomini.

Uno dei maggiori ostacoli per l’efficienza energetica nel nostro paese è la presenza incessante di condomini. Questo ostacola la possibilità di effettuare dei lavori, in quanto vi è la necessità del consenso unanime. La manovra 96/2017 del Dl 50/2017 modifica la cessione delle detrazioni che si riferiscono a interventi sullo sviluppo dell’efficienza energetica nei condomini.

Si facilità per i pensionati, dipendenti e autonomi (soggetti appartenenti alla no tax area) di cedere la loro detrazione fiscale ai fornitori che hanno compiuto i lavori condominiali per l’incremento dell’efficienza energetica (fino al 31 dicembre 2021). Consentita se ci sono condizioni d’incapienza nell’anno precedente a quello di sostenimento delle spese. I cessionari acquisiscono un credito d’imposta pari alla detrazione ceduta.

Si facilita il cambio di destinazioni d’uso dell’immobile.

Interventi edilizi relativi al “restauro delle case e al risanamento conservativo” possono modificare le destinazioni d’uso dell’immobile se compatibili con elementi tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso e se sono conformi alle norme previste dallo strumento urbanistico generale e dai relativi piani attuativi.

Interventi sul rischio sismico

Per la riduzione del rischio sismico, nei comuni delle zone che sono indicate come a rischio tellurico, che prevedono demolizione e ricostruzione d’interi edifici, ci sono detrazioni che spettano agli acquirenti di tali unità immobiliari antisismiche, nella misura del 75% e dell’85% del prezzo per singola unità immobiliare (fino a un massimo di 96.000 euro per singola unità immobiliare).

(Italiano) Giardino: come realizzare in un’area relax

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Dare vita a un’area relax in giardino può essere un ottimo modo per valorizzare uno spazio outdoor di un’abitazione, tale da trasformarsi in un luogo conviviale in primavera, in estate e – più in generale – in tutte le occasioni in cui il meteo lo consente. Per realizzare un’area di questo tipo è necessario coniugare comfort e funzionalità, ovviamente senza rinunciare all’estetica.

Come iniziare

Il primo passo da compiere consiste nello stabilire in quale punto si è intenzionati a collocare la zona relax in questione: il consiglio è quello di optare per un’area caratterizzata da una eccellente esposizione al sole e che non sia troppo esposta alle correnti d’aria. Il ricorso a una pergola può rappresentare la soluzione più adatta per assicurarsi tutta la riservatezza di cui si ha bisogno: un po’ di privacy non fa mai male, ed è sempre bene tenersi al riparo da sguardi indiscreti. In alternativa, comunque, si può optare anche per un gazebo, che ha anche il pregio di garantire la protezione necessaria rispetto alle intemperie e al clima avverso. Chi preferisce la natura, d’altro canto, può affidarsi a delle normali siepi. Nel caso in cui si abbia a disposizione spazio a sufficienza, si può anche cogliere l’occasione per realizzare una serra, anche di piccole dimensioni, per coltivare e far crescere gli ortaggi.

Qual è lo spazio disponibile?

Proprio una corretta valutazione dello spazio disponibile è indispensabile per essere in grado di dar vita a una zona relax perfetta: il rischio, infatti, è quello di affollare l’area in misura superiore al necessario, riempiendola in modo eccessivo. Se lo spazio è molto e non si ha molto denaro nel budget preso in considerazione per abbellirlo, non può che essere vincente la scelta di utilizzare dei grossi vasi. Meglio non lasciarsi travolgere dalla fretta e dall’entusiasmo, comunque: essendo precipitosi si corre il pericolo di acquistare complementi di arredo non perfettamente in linea con i bisogni che si è intenzionati a soddisfare.

Focalizzati sul risultato

Mantenere il focus ben centrato sul risultato finale che si vuole ottenere permette di non prendere decisioni avventate o sbagliate. Non c’è bisogno di troppi elementi per vivere il proprio giardino al massimo: ciò che conta è capire di cosa si ha bisogno per rilassarsi e per sentirsi a proprio agio, sia che si sia da soli, sia che ci si trovi in compagnia. Non possono mancare, per esempio, dei tavolini di appoggio, che offrono tutto il comfort necessario quando sono presenti degli ospiti. Molto importante è la scelta dell’illuminazione, che va realizzata tenendo presenti le possibili invasioni di insetti in estate.

I posti a sedere

Per quel che concerne i posti a sedere, è quasi superfluo mettere in evidenza che dovrebbero essere il più possibile comodi: al di là delle sedie tradizionali, ci si può affidare a dei pouf o a delle poltroncine. Se si vuol portare un tocco di design in giardino, invece, vanno più che bene dei divanetti, magari contraddistinti da forme moderne o da linee contemporanee. Un tavolo circondato da sedie, poi, offre l’opportunità di organizzare pranzi e cene in compagnia, ma anche – più semplicemente – una merenda per i figli o un tè con le amiche. Non ci si può dimenticare, in conclusione, dell’importanza di una copertura adatta, che potrebbe essere preziosa non solo in caso di tempo variabile e pioggerelline fastidiose, ma anche nelle giornate più soleggiate. Un ombrellone classico è pratico e funzionale, anche se un po’ spartano.

(Italiano) Dal tetto alla strada, l’energia elettrica per i trasporti è finalmente pulita

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Quanti Kilometri si possono percorrere se si prende la carica dal tetto di casa ?

Finché dura la batteria, rispondiamo noi!!

 

Da oggi sembra che tutto sia possibile: anche ricaricare la propria auto elettrica dall’energia accumulata dal tetto di casa propria! E tutto grazie al sistema fotovoltaico Tegosolar, il brevetto italiano di Tegola Canadese. Succede a Vittorio Veneto, dove è stata installata la prima colonnina di ricarica per auto elettriche presso la sede di Iwis, la holding europea per l’edilizia e le grandi opere in Via dell’Industria.

 

In realtà si tratta della quindicesima colonnina di ricarica installata nella provincia di Treviso, ma come avrete potuto capire, in questo caso è tutto diverso: Iwis ha voluto mettere a disposizione ai propri dipendenti, collaboratori e agli ospiti, gratuitamente, un’energia pulita e pura, ottenuta con il metodo innovativo Tegosolar, sistema fotovoltaico che utilizza la tecnologia del silicio amorfo a film sottile a tripla giunzione per produrre energia elettrica da fonti rinnovabili, col il quale è stato interamente ricoperta la sede produttiva di Vittorio Veneto e parte degli stabilimenti italiani del Gruppo.

 

Si tratta di un piccolo passo ma significativo, che serve soprattutto per incentivare la cultura della sostenibilità e l’attenzione all’ambiente, come annunciato da Alessandro Mazzer, Marketing manager del gruppo Iwis, al quale fanno capo oltre a Tegola Canadese, tra le altre anche Tema, Fi-Ve e Geobitec, che si occupano di efficientamento energetico per edifici residenziali, commerciali e industriali, pubblici e privati.

 

Le aziende ad alto contenuto d’innovazione sono sempre molto autoironiche, e per questo, una volta iniziato a dotare il parco macchine aziendali di auto elettriche, sono state contrassegnate le auto tradizionali con uno smiley triste, perché a differenza di quelle elettriche, non potranno dissetarsi con energia pulita!

(Italiano) ON LINE IL SITO DELLA HOLDING IWIS

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Da qualche giorno è on-line il sito www.iwisholding.com. Iwis è la holding company, ovvero, la società finanziaria di riferimento per i marchi: Venest, Fibrotermica, Styrodur, TegolaCanadese, TemaCorporation, Geobitec, Fim Kanjiza e Xlmat. IWIS nasce per gestire al meglio la governance delle aziende che da tempo fanno capo al progetto nato nel 1971 da Luciano Mazzer.

THINKING HOLDING

Iwis definita: Thinking Holding, perché raffigura un insieme d’imprese nelle quali il pensiero e le idee guidano il lavoro costantemente rivolto alla soddisfazione della filiera con bisogni e aspettative diversi.
Con 13 stabilimenti, 11 filiali, distributori e rivenditori in 70 Paesi nel mondo, Iwis rappresenta una rete di fornitura globale di prodotti e sistemi per l’edilizia e grandi opere, puntando sulla ricerca continua di prodotti e sistemi sempre più evoluti. Non a caso i processi produttivi di Iwis non inquinano l’aria, l’acqua o il suolo e che gli elementi di tutti i prodotti non contengono sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente.

IWIS E L’AMBIENTE

L’attenzione di tutta l’holding sull’ambiente è primaria. I cicli produttivi sono alimentati con energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili, 3 impianti fotovoltaici per complessivi 440 kWp e un cogeneratore che produce ulteriori 800 kW di trigenerazione. Prima di immetterla nell’ambiente, si filtrano ogni giorno 10.000.000 di m3 d’aria. Il sistema logistico è pensato, oltre che per velocizzare le consegne, per ridurre l’inquinamento dovuto ai mezzi di trasporto.
La produzione industriale è organizzata in modo da limitare al minimo gli scarti produttivi. Nei prodotti s’inseriscono una percentuale di materiali riciclati, e si minimizzino gli scarti di cantiere.

(Italiano) Il fascicolo del fabbricato dopo il crollo a Torre Annunziata

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“Un documento che attesti la conformità strutturale di un’opera è ormai un’esigenza normativa non più rinviabile.” – Gianpiero Falco, presidente Confapi Napoli.
Dopo il crollo della palazzina di Torre Annunziata questa e tante altre esternazioni stanno popolando il dibattito intorno alla definizione del disegno di legge ‘Misure in materia di tutela del territorio e disposizioni volte ad istituire il fascicolo del fabbricato’. L’obbligatorietà del fascicolo aleggia da anni nelle sedi legiferative, senza aver sortito rimedi, fino ad oggi, anche perché se è fortemente voluto dalle categorie degli ingegneri e tecnici, risulta meno prioritario per altre categorie, una su tutte quella del settore immobiliare o dei costruttori, per le ragioni più disparate.

Il dettaglio sul disegno di legge per il fascicolo del fabbricato

Secondo quanto stabilito dal disegno di Legge in discussione, le Regioni dovrebbero rendere obbligatorio l’utilizzo del fascicolo del fabbricato, documento dal rinnovo triennale.
All’interno del fascicolo del fabbricato devono essere contenute le informazioni sulla costruzione dell’edificio in questione e sulle sue pertinenze, con una sezione per la registrazione delle modifiche al progetto e qualsiasi intervento di modifica. E poi informazioni sulla tipologia delle fondazioni, di struttura portante ed elevazioni, sistemi e materiali di costruzione, la storia catastale, le eventuali criticità statiche, sismiche o geologiche, e tutte le valutazioni riguardanti la sicurezza, le rilevazioni sull’eventuale presenza di danni o fessurazioni.
Il professionista incaricato della redazione del fascicolo, oltre a raccogliere tutti i dati potrà predisporre delle verifiche alle criticità non descritte dalla documentazione attuale, che porteranno all’esecuzione di interventi di ristrutturazione. L’ufficio comunale riceverà entro un anno dall’attivazione della pratica, il fascicolo del fabbricato e la relazione tecnica che confermi conformità, sicurezza o eventuali criticità.

Le motivazioni favorevoli e contrarie al fascicolo del fabbricato

Confedilizia asserisce che il fascicolo non risolve il problema della fragilità del patrimonio edilizio italiano, illudendo tutti di potersi basare su una raccolta di documenti che in realtà possono essere tranquillamente disattesi. In più, tale intervento risulta a determinate fazioni un approfittarsi del vuoto amministrativo, per creare un ulteriore peso economico a beneficio esclusivo di determinate categorie.

L’altra fazione è invece orientata sul reale beneficio della documentazione, che permetterebbe di risalire a problematiche ed eventuali cause, come per il crollo della Palazzina di Torre Annunziata.
Inoltre sarebbe un primo intervento volto a far ripartire concretamente il settore dell’edilizia, verso la conversione dell’indotto alle funzioni di tutela e salvaguardia del patrimonio, con l’aiuto di successivi documenti da rendere obbligatori quali il certificato di stabilità delle strutture, che, come sottolineato da Confedertecnica, sarebbe il primo tassello per un piano nazionale di manutenzione del patrimonio pubblico e privato, anche in funzione della corretta somministrazione di incentivi statali.

Ci piacerebbe ricevere da parte vostra un parere rispetto a questo tema. La vostra conoscenza delle varie sfaccettature di questa realtà ci permetterà di aver chiara la situazione tra i nostri lettori. Potete lasciare un commento all’articolo sul post nella nostra pagina Facebook.

(Italiano) Risparmiare sulle spese energetiche estive con l’isolamento termico

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A differenza dei periodi invernali, dove l’isolamento termico di un edificio può raggiungere l’abbattimento del 90% delle spese energetiche, l’estate presenta risultati altrettanto interessanti. È stato infatti analizzato, attraverso una serie di simulazioni analitiche, che per limitare la temperatura interna ad un massimo di 25 °C, un’abitazione correttamente isolata può raggiungere il taglio del 50% dei costi energetici, necessari per il raffreddamento degli ambienti. Con un isolamento eccellente, che tiene in considerazione tutti i dettagli strutturali e degli infissi, è possibile arrivare a tagliare fino al 75% dei costi.

Si tratta di risultati importanti, che però difficilmente vengono presi in considerazione nella scelta della dotazione del cappotto d’isolamento, spesso rivolti solo alle spese per il riscaldamento invernale.

 

I test europei condotti da Cortexa, il consorzio per la cultura del Sistema a Cappotto, portano a questi risultati: basse temperature e comport abitativo estivo possono essere facilmente raggiunti con la giusta progettazione e rapporto tra materiale pesante, il laterizio, e quello isolante. Per poter raggiungere il massimo risultato, e per massimizzare l’investimento, viene presentata la soluzione dell’isolamento esterno o perimetrale, che va a costituire la ‘parete opaca’ in grado di performare su tutto l’arco temporale di un anno, dalle basse alle alte temperature. Le soluzioni di isolamento interno sono comunque contemplabili e applicabili in quei casi in cui l’edificio è vincolato o presenta caratteristiche architettoniche complesse, apportando altrettanti benefici, seppur leggermente minori.

 

Per raggiungere tali risultati però, l’azienda produttrice deve consegnare all’istallatore un kit di montaggio che ha subito un preciso protocollo tecnico, che porta alla sua certificazione. In quel caso, il passaggio successivo spetta alla posatura, che se eseguita a regola d’arte rende al massimo il sistema di isolamento. Se svolta correttamente questa trafila, è stato dimostrato dall’ente di ricerca tedesco Fraunhofer Institut für Bauphysik come la durabilità del sistema si protragga per più di sessant’anni, molto di più della durata del semplice rivestimento ad intonaco.

 

Le raccomandazioni per raggiungere il risultato migliore

L’ente raccomanda pertanto, che qualunque intervento segua con competenza e professionalità tre passaggi fondamentali, sulla cui qualità dipende l’efficienza e la durata nel tempo: la prima fase della progettazione, la scelta corretta dei materiali di qualità, certificati e omologati, la fase conclusiva dell’esecuzione. Nel caso uno di questi tre passaggi non risultasse idoneo, nel tempo si potrà diagnosticare la precisa responsabilità nella mancanza di competenza, individuando la causa che ha provocato il difetto.

 

Ad esempio, nella fase di progettazione devono essere curati tutti i dettagli realizzativi quali i collegamenti o i raccordi del sistema di isolamento con serrramenti o relativi cassonetti per tapparelle, copertura, isolamento controterra perimetrale, pena l’inefficienza del sistema.

Nella fase di cantiere invece, gli errori che bisogna fare attenzione ad evitare sono: la mancanza del supporto adeguato al materiale, errate applicazioni nella fase di incollaggio, il mancato o inadeguato utilizzo dei tasselli, un’errata rasatura che porta la rete di armatura a contatto col pannello, l’utilizzo di una pittura piuttosto che di un rivestimento a spessore.

 

Per quanto minima, la fase di manutenzione del Sistema d’isolamento può far venire alla luce tutti questi problemi, ma non tutto è perduto, perchè il recupero può essere approntato con interventi mirati e con soluzioni tecniche che possono portare al duraturo ripristino delle condizioni di isolamento.

(Italiano) COME PRODURRANNO ENERGIA GLI EDIFICI DEL FUTURO – PARTE 2: L’APPROCCIO OLISTICO DELLE EARTHSHIP

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Michael Reynolds, ‘GARBAGE WARRIOR’

Non si può non subire il fascino di questo architetto statunitense votato alla biosostenibilità e alla radicale rifunzionalizzazione del concetto energetico che dovrebbe reggere ogni progetto abitativo.
Ne parliamo qui perchè si tratta indubbiamente di uno degli approcci ecosostenibili a bassa tecnologia più illuminanti degli ultimi 50 anni, da cui trarre insegnamenti e profonde riflessioni sulle sfide che dovremo affrontare per il nostro pianeta.
Earthship, nel senso nerd del termine, è proprio questo: un vascello terrestre che dà soluzione alla maggior parte dei problemi causati dalle generazioni dei nostri padri, e che potenzialmente potrebbe traghettare tutto il mondo verso un futuro sostenibile e off-grid.
Esteticamente le Earthship appaiono vistose ed eccentriche, con forti richiami alle architetture da esterni del Park Güell di Gaudì a Barcellona, con elementi decorativi pittoreschi e questa enorme facciata a sud costituita interamente di vetro, una vera e propria serra con orto interno.

CARATTERISTICHE TECNICHE

Ma le Earthship sono molto di più.

Partiamo dai materiali e quindi dalla filosofia del progetto: il riuso. La maggior parte infatti sono materiali di riciclo: legno, lattine, bottiglie di vetro e plastica, ma soprattutto tanti, tanti copertoni usati. Tutto questo materiale, gratuito, è necessario per contenere e costituire uno speciale impasto fatto di terra cruda e paglia studiato da Reynolds già a fine anni ‘60.

Proseguiamo con le dotazioni infrastrutturali. Le earthship sono a tutti gli effetti case solari passive, dove riscaldamento e raffrescamento sono ottenuti ad energia zero: il riscaldamento è assicurato anche nei periodi più rigidi dal posizionamento a sud della parete vetrata della struttura e a nord dal terrapieno artificiale che va a collegarsi in altezza con il tetto dell’abitazione, fungendo da massa ad alta inerzia termica.

Al contempo tale massa contiene i serbatoi di raccolta di acqua piovana proveniente dalla superficie drenante del tetto. Inutile dire che vista la funzione di raccolta idrica del tetto, l’aspetto dell’isolamento è stato affinato negli anni, anche grazie all’ausilio di materiali in polistirene espanso, materiale non inquinante una volta conferito in discarica.

Sempre al di sotto del terrapieno corrono diversi condotti per l’aria, che insieme alle botole poste nella parte più alta del tetto costituiscono il sistema di raffrescamento naturale ad energia zero.

 

 

Altre dotazioni delle earthship

Pannelli solari, eolico, riscaldamento a pavimento, sistema di riciclo delle acque grige (per i sanitari) e nere (per l’orto e il giardino esterno), elettrodomestici ad altissima efficienza energetica, eventuali stufe a legna di supporto, sono alcune delle dotazioni che rendono questa unità abitativa replicabile in qualsiasi ambiente.

Ma è soprattutto nei vasti deserti americani e nei torridi climi africani, dove sono state ribattezzate Desert Ship, che queste abitazioni sono particolarmente apprezzate, per scarsità di materiali e carenza di fonti d’approvvigionamento energetico.

 

 

La fase di test delle earthship

La storia di Reynolds e delle Earthship non è stata tutta rose e fiori. Nella fase sperimentale, in molti chiesero di applicare per se il progetto, con conseguenti problemi dati da approssimazioni.

Il Consiglio di Stato degli Architetti del New Mexico ritenne tali strutture illegali e senza requisiti di sicurezza, resistenza e durevolezza, cosa che valse il ritiro del titolo di architetto e le licenze di costruzione a Reynolds per 17 anni.
Nel 2004 Reynolds lo riottenne, subito dopo lo tsunami in Indonesia, quando riuscì a costruire ‘Phoenix’, una Earthship completamente ecosostenibile capace di resistere addirittura agli tsunami.

 

 

Potete trovare maggiori informazioni sul sito ufficiale delle earthship e per quanto riguarda l’Italia sul sito dell’associazione Offgrid , che agisce per un futuro resiliente anche in Italia!

mattoni 4.0

(Italiano) La ricetta del 2017 per il settore delle costruzioni di Ance Giovani

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Il settore delle costruzioni, nel mondo, è quello meno digitalizzato in assoluto rispetto agli altri, e presenta una quota d’investimento nell’innovazione tra i più bassi. A citare numerosi studi sul tema è Roberta Vitale, presidente di Ance Giovani – Associazione Nazionale Costruttori Edili, che sprona il settore e la pubblica amministrazione ad aumentare la produttività e a velocizzare il processo di messa in sicurezza del patrimonio immobiliare italiano.

Scarsa innovazione significa infatti scarsa produttività, che nel decennio 2005-2014 fa registrare al settore delle costruzioni addirittura un calo sostanzioso della produttività, accompagnando l’Italia, insieme ad altri settori in crisi, verso uno stadio di arretratezza.

 

Digitalizzare la PA e formare la cultura imprenditoriale

Come anticipato, due sono i macro settori dove intervenire radicalmente per imprimere un cambio di passo: la cultura imprenditoriale che permea il settore delle costruzioni e le misure di politica industriale dedicate a questo.

Secondo Roberta Vitale il costruttore oggi non ha scelta, deve a tutti i costi raggiungere un livello culturale e di expertice consono all’evoluzione digitale che sta avvenendo sotto il nome di Industria 4.0, una rivoluzione che vede la digitalizzazione trasformare tutti i comparti del settore, aumentandone performance e competitività, ed abbattendo sprechi e mancanza di trasparenza.

Per contro, imprenditori e operatori devono poter contare su un solido piano nazionale, che nasca in seno al piano Industria 4.0, ma che si focalizzi anche sul settore delle costruzioni, dove le difficoltà del settore non possono essere combattute esclusivamente con il super e l’iper ammortamento, ma con altre numerose iniziative quali l’alta formazione del personale, ecc… che seguano un vero e proprio piano di sviluppo del settore.

Insomma, la sfida della rivoluzione Industria 4.0, dice Roberta Vitale – presidente di Ance Giovani, deve essere raccolta contemporaneamente da entrambe le parti, stazioni appaltanti e uffici comunali digitalizzati e performanti, e dall’altra imprenditori formati e qualificati.

 

Fascicolo digitale per gli immobili privati e il patrimonio pubblico

Roberta Vitale lancia infine un appello al Governo, la proposta operativa che imponga la redazione obbligatoria del fascicolo digitale del fabbricato per tutti gli immobili privati. Si tratterebbe di uno sforzo di archiviazione digitalizzata che permetterebbe di fornire indicazioni dettagliate sullo stato di salute di edifici ed infrastrutture, necessario se si vuole basare sulla tempestività gli interventi di manutenzione o di ricostruzione a seguito di crolli o danneggiamenti. Lo stesso patrimonio pubblico potrebbe beneficiare di questa rivoluzione digitale, con l’aiuto delle università italiane, nella redazione del data base completo ed aggiornato, disponibile per basare il piano strategico degli interventi e un’operatività immediata.

L’intervento di Roberta Vitale – presidente di Ance Giovani, è occorso a Roma il 19 maggio 2017, al XVIII convegno nazionale Giovani Ance “Mattoni4.0 – Digitalizziamo un antico e nobile mestiere”.

 

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